Energia e ambiente

Il tramonto del sole

Copertina

È stato presentato il 7 novembre scorso, nella cornice di Key Energy, la pubblicazione di ANEST – Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica – “Il Tramonto del sole”, sulla storia del solare termodinamico (CSP –  Concentrating Solar Power) in Italia e sulle motivazioni che hanno portato al declino di questa tecnologia nel nostro Paese.

In un contesto nazionale che prevede l’abbandono del carbone entro il 2025 e il graduale passaggio da un’economia basata sul petrolio a una in cui le rinnovabili dovrebbero raggiungere dei livelli elevati già entro il 2030 – ricordiamo che il PNIEC prevede una generazione elettrica che arrivi a coprire oltre il 55% dei consumi nazionali al 2030 – la storia di questi ultimi anni ci dice che una tecnologia rinnovabile tutta italiana, quella solare termodinamica a Sali fusi, purtroppo non potrà svilupparsi nel nostro Paese.

Nonostante gli oltre 300 milioni di euro investiti, di cui circa 120 milioni di euro da parte di ENEA (soldi pubblici), a causa dell’assenza di una normativa adeguata, dei tempi autorizzativi improponibili e delle opposizioni territoriali pretestuose cavalcate, come quasi sempre avviene in queste circostanze, da politici locali in vena di visibilità, oggi in Italia non si è riusciti a costruire nessun impianto per la produzione di energia con questa tecnologia rinnovabile, efficiente e pulita. Un’energia che, a differenza di eolico e fotovoltaico che generano elettricità solo in presenza di vento o sole, permette di immagazzinare il calore del sole e produrre energia elettrica anche di notte o quando c’è richiesta dalla rete.

Per citare solamente gli elementi più significativi riportati nella pubblicazione, segnaliamo che nel corso degli ultimi 7 anni sono stati emanati due Decreti per l’incentivazione delle fonti rinnovabili: quello del 2012, a cui non hanno potuto partecipare impianti CSP in quanto, per lungaggini  della fase autorizzativa, semplicemente non c’erano impianti autorizzati, e quello del 2016 a cui, nonostante i 108 MW autorizzati, nessun impianto è riuscito a partecipare alle aste, per i tempi troppo contingentati. Ricordiamo solamente che quest’ultimo Decreto, previsto per il triennio 2014-2016, è uscito a fine giugno del … 2016, con solo quattro mesi a disposizione per partecipare alle aste. Troppo poco per impianti innovativi.

E poi dal 2016, più niente!

Sono ormai più di tre anni che il settore è in attesa del Decreto FER2 sulle fonti rinnovabili innovative, ma a oggi sembra non esista neanche la bozza.

Un altro aspetto del declino del CSP riguarda i tempi autorizzativi: a titolo esemplificativo l’impianto previsto a Gela ha avviato l’iter nel 2009 e l’autorizzazione è stata concessa nel 2016!

7 anni a fronte di una normativa che al massimo dovrebbe prevedere al massimo 330 giorni per l’intero iter.

Per quanto riguarda infine le contestazioni locali agli impianti progettati rimandiamo alla lettura della pubblicazione dove vengono riportati alcuni episodi significativi ed emblematici.

In conclusione spiace che una filiera produttiva italiana (fino a 30 aziende rappresentate da ANEST tre anni fa) non abbiano prospettive, le società abbiano chiuso o siano state costrette a trasferire il know-how all’estero. E spiace constatare che in molti Paesi si parla di solare termodinamico come una delle soluzioni significative per la transizione energetica. E infine spiace osservare come, per l’ennesima volta, non si sia riusciti a difendere una tecnologia innovativa nata e cresciuta in Italia, portando il nostro Paese verso un declino tecnologico che non può che inquietarci!

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