Energia e ambiente

Strategia Energetica Nazionale: un futuro incerto

In piena bagarre per il nuovo Governo, l’esecutivo uscente ha approvato con un Decreto interministeriale la Strategia Energetica Nazionale, anche se il suo contenuto definitivo non è ancora stato reso pubblico.

Sono invece noti da mesi gli indirizzi della SEN, che si basano su sette priorità:

  • promozione dell’efficienza energetica;
  • promozione di un mercato del gas competitivo per diventarne il principale Hub sud-europeo;
  • sviluppo delle energie rinnovabili;
  • sviluppo di un mercato elettrico pienamente integrato con quello europeo;
  • ristrutturazione della raffinazione e della rete di distribuzione dei carburanti;
  • incentivazione e facilitazione per lo sfruttamento delle risorse petrolifere nazionali;
  • modernizzazione del sistema di governance, con l’obiettivo di rendere più efficaci e più efficienti i processi decisionali.

Questa notizia ha fatto insorgere, come d’altronde era da attendersi, le principali associazioni ambientaliste, che hanno gridato “al colpo di mano” del Governo uscente.

Ma la domanda è un’altra: in questo nuovo quadro politico, confuso, ma sicuramente molto diverso da quello da cui siamo stati abituati negli ultimi anni, come sarà possibile dare vita operativamente a questi indirizzi? Non dobbiamo forse aspettarci un cambio di rotta, almeno su quei punti che prevedono una crescita dell’utilizzo delle fonti fossili? E per quanto riguarda le rinnovabili, quali saranno gli sviluppi che il nuovo Parlamento auspica per i prossimi anni? Si andrà verso una nuova forma di incentivazione?

Guardando al nuovo panorama politico, ad esempio il programma del Movimento Cinque Stelle prevede che per l’energia si debba puntare massimamente all’efficienza energetica. E questo quanto potrà condizionare le scelte del futuro Governo?

A tutto questo ovviamente oggi non si può dare una risposta, ma alcune considerazioni sono d’obbligo. Il Paese ormai da troppo tempo vive un clima di attesa e di incertezza. Gli investitori – in particolare quelli esteri – non possono più stare ad aspettare un Paese che non decide o che, per instabilità politica, modifica i propri indirizzi strategici quasi ogni anno. Molte aziende straniere stanno pensando di dirottare i fondi altrove… se non l’hanno già fatto. Due esempi su tutti, volutamente opposti: le rinnovabili – in meno di due anni sono stati varati due “conti energia” che hanno seriamente messo in crisi l’intero comparto; il settore idrocarburi – le compagnie petrolifere che hanno visto nella SEN nuove possibilità di sviluppo delle attività in Italia, oggi sono alla finestra, con investimenti bloccati, perché non sanno cosa accadrà tra qualche mese.

E intanto i consumatori e le famiglie continuano a pagare la bolletta più cara d’Europa.

Su temi così complessi e strategici per il Paese bisognerebbe che si prendessero delle decisioni  serie, con un orizzonte temporale ampio e che possano dare credibilità e sicurezza per chi vuole investire in Italia. Ne rispetto delle regole – chiare e durature – dell’ambiente e del territorio.