Energia e ambiente

Esempio lungimirante per utilizzare i fondi europei

Isera, 2600 abitanti, un paese di origine medioevale dominato da un castello dell’XI secolo. Uno dei tanti borghi che costellano il nostro Paese. Ma Isera ha qualcosa in più: oltre a trovarsi immerso tra le meravigliose vigne del Marzemino in Trentino, questo piccolo borgo ha saputo guardare lontano e utilizzare al meglio i fondi che l’Unione Europea mette a disposizione per lo sviluppo.

Partiamo con ordine. Siamo agli inizi degli anni ’90 quando l’utilizzo del sole per produrre energia era considerato attività pionieristica. In questo piccolo comune trentino hanno capito fin da allora che questa fonte energetica poteva portare benefici al Comune e ai cittadini. Grazie a questa lungimiranza, le idee e i progetti si sono poi tramutati in opere: oggi a Isera troviamo un tetto fotovoltaico sopra la scuola materna e l’asilo nido di oltre 1000 mq. in centro storico, 150 lampioni fotovoltaici, 11 carrelli mobili per le case montane non servite dalla rete comunale e oltre 30 abitazioni del centro storico sono dotate di pannelli, perfettamente integrati nell’ambiente circostante. Essere pionieri ha permesso di affrontare in anticipo ostacoli e paure che, se da una parte hanno ritardato alcuni lavori, dall’altra hanno fatto riflettere l’amministrazione comunale e i cittadini sull’impatto ambientale e sui timori che creano le nuove tecnologie.

Tanto per fare degli esempi: i lavori del tetto sull’edificio scolastico sono stati bloccati per circa due anni in quanto fra la popolazione si era diffusa la paura che il fotovoltaico fosse una centrale elettrica che poteva procurare la leucemia sui bambini. Una volta chiarita l’inesistenza del problema sono arrivate le critiche sulla scarsa esteticità dei pannelli rispetto al tradizionale tetto in coppo, e da qui è scaturito lo stimolo di trovare nuove soluzioni alla realizzazione di impianti fotovoltaici. Tutto questo in un dialogo continuo tra amministratori e cittadini.

Un altro importante intervento è stato cercare di “sfruttare” in senso positivo l’unico elemento di disturbo nel territorio comunale: l’autostrada del Brennero. E anche qui si è cercato di trovare una soluzione innovativa: essendo l’A22 obbligata a installare delle barriere antirumore, il Comune di Isera è riuscito a far passare un progetto, unico in Italia, di barriera antirumore fotovoltaica. Un chilometro di pannelli che producono energia e mitigano contemporaneamente il rumore.

Viste le migliaia di chilometri di rete autostradale in Italia, perché nessuno ci ha mai pensato?

L’esperienza del fotovoltaico, iniziata negli anni ’90, non è bastata, e nel 2004 partendo dal problema dell’accumulo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e del successivo utilizzo nei momenti di maggior richiesta o quando il prezzo è economicamente più conveniente, è nato il progetto innovativo per la realizzazione di un impianto dimostrativo per la produzione di idrogeno da fotovoltaico, con l’obiettivo di verificarne la fattibilità, sperimentare tutte le tecnologie ed evolvere l’attività verso un impiego reale.

Questo progetto, inaugurato nel 2008, è stato realizzato in collaborazione con la Facoltà di Fisica dell’Università di Trento e con la ditta EL.MA di Riva del Garda, utilizzando fondi europei.

La generazione dell’idrogeno avviene attraverso l’elettrolisi dell’acqua, separando l’ossigeno dall’idrogeno e tramite l’idrolisi di sodio-boro-idruro. Dall’accumulo così fatto si illuminano due frazioni montane utilizzando lampioni dotati di lampade LED. Inoltre, per garantire le emergenze, esiste una linea diretta per l’alimentazione del Municipio che, in caso di black-out, consente per circa 40 ore il funzionamento di fax, telefoni, computer e illuminazione dei locali per l’allestimento di unità di protezione civile.

E non è finita. Nel 2010 è stato avviato un progetto per costruire all’interno dell’edificio del Comune di Isera una cella a combustibile funzionante con l’idrogeno prodotto dall’impianto e allacciata alla rete elettrica e alle tubazioni di acqua calda necessarie per le utenze del Comune.

Insomma, un progetto pilota in grado di guardare avanti e anticipare scelte che dovranno/potranno essere prese in un prossimo futuro. Un progetto sviluppato da un borgo di 2600 abitanti in Trentino, dove il periodo di insolazione non è certo paragonabile a quello di altre zone d’Italia.